|
Seguire
Putin fino in fondo
La Russia sempre più estranea alla comunità occidentale
Vladimir Putin si è
ridotto a giocare la carta del vittimismo: se anche l’orso russo si nutrisse
di bacche e miele, ha detto nel suo intervento al Cremlino di Natale, il
mondo occidentale vorrebbe vederlo ridotto in catene. Putin ha persino
ritorto contro l’occidente l’accusa di voler edificare un muro
all’incontrario, eretto dalle democrazie per arginare la povera Rus’. La
lamentela ha toccato l’olimpiade invernale di Soci: nemmeno la minaccia
terroristica comune ha commosso il duro cuore dell’occidente. Miracoli della
crisi del rublo che hanno tolto all’autocrate di Mosca il suo duro cipiglio e
pure una qualche ragione l’occidente verso il povero orso della steppa ce l’ha, in quanto anche se il bestione si nutrisse dei
soli frutti della terra e dei prodotti delle api, possiede artigli acuminati
ed un peso sufficiente a stroncarti solo se ad abbracciarti. Se Putin fosse
disposto ad un briciolo di autocritica, a cui anche
un grande leader farebbe bene sottoporsi ogni tanto, potrebbe vedere un
quadro meno traumatico dei rapporti ad ovest. Fu lui nel 2009 a ricevere il giovane
presidente statunitense Obama in una dacia per offrirgli il tè alla cosacca,
come se fosse bollito nei suoi stessi stivali, e sempre lui alla fine del
secolo scorso a piegare la resistenza cecena senza nessuna pietà per la
popolazione inerme, tanto da farne un centro di reclutamento permanente per
il terrorismo islamico. Se ancora a Soci Putin avesse aperto uno spiraglio
minimo per la difesa dei diritti umani, questo sarebbe stato sufficiente ad
evitare di trovarsi contro dalle Pussy Riot a Lady Gaga, come una sola
falange armata. Ed anche in Ucraina, quali ragioni possa avere, non si può
dire che la Russia abbia offerto l’altra guancia, tutt’altro. Non parliamo
poi dell’intercorso diplomatico sul caso Snowden, visto che l’ex agente Cia
si è rifugiato a Mosca dove è garantito come cittadino russo. Una qualche
disponibilità da parte russa ad affievolire i contrasti con l’America e
l’occidente non si è mai vista, quasi che Putin confidasse di poter
rappresentare da solo con il suo Paese un futuro punto di riferimento per
l’intero continente e questo nonostante i nemici storici che si portava
dietro dall’esperienza della cortina di ferro, come i paesi baltici, la Polonia, l’Ucraina tedesca, l’Ungheria. Francia,
Spagna, Germania e persino Inghilterra, per non parlare dell’Italia
ovviamente, possono avere più indulgenza nei confronti dell’orso russo, di
quanto ne possano mostrare gli ex paesi satelliti.
Anche qui per Putin una cernita degli avversari sarebbe da contemplare, con
un’Unione europea che ha fatto il pieno di nemici della Russia, un
atteggiamento più conciliante verso i vecchi avversari della guerra fredda
sarebbe stata utile. La Russia ha pur sempre un appeal nei confronti del
mondo occidentale che risale ai secoli prerivoluzionari. E’ difficile pensare
la cultura europea senza Puskin, Gogol, Dostoevski, Tolstoy. Se Putin se ne
dimentica ecco che rimane il lungo cammino compiuto dal socialismo reale,
dove il solo dissenso ritrova sintonie con l’ occidente
e certo il colonnello kgb Putin, non può certo ricomprendere sotto di se il
dissenso. Ci sarebbe da temere che la frattura nasca proprio da questa
esperienza precedente che ha finito con l’assumere un peso negli anni
successivi. Gorbaciov e Eltsin, seppero istituire rapporti migliori ad ovest
di quanto abbia fatto il loro successore, e una
Russia che segue Putin fino in fondo rischia di contrapporsi vanamente e
quasi per partito preso alla comunità occidentale.
Roma, 2 gennaio 2015
|
|